Intervista a Elias: “Spiagge Bianche è un luogo in cui ritrovare il proprio io”

Intervista a Elias: “Spiagge Bianche è un luogo in cui ritrovare il proprio io”

Già disponibile in tutti i digital store, “Spiagge Bianche” è il nuovo singolo di Elias: un brano che guarda indietro nel tempo attraverso il racconto di un luogo ideale, che risiede dentro ogni animo malinconico, e un sound eighties, ma moderno al tempo stesso.

Elias presenta “Spiagge Bianche”: l’intervista

Ciao Andrea, bentrovato a Radio Una Voce Vicina InBlu. Come stai?

Bene, grazie!

Chi è Elias e cosa si cela dietro questo tuo nome d’arte?

Il mio nome d’arte nasce da un contesto molto diverso dal mio ambiente. È infatti il nome di un personaggio descritto da Primo Levi in “Se questo è un uomo”: Elias Lindzin. Si tratta di un individuo che non è in grado di percepire la brutalità di ciò che lo circonda e che, proprio grazie a questo, riesce a sopravvivere.

Nei miei brani, istintivamente, parlo tanto di allontanamento, di malinconia e di percezione della nostra socialità. Ed è forse per una questione di contrari che ho deciso di optare per quel nome. Al mio produttore, tra l’altro, suonava bene. Quindi, affare fatto!

Ci racconti un po’ queste “Spiagge Bianche” di cui canti nel tuo nuovo singolo?

Spiagge Bianche” trova la sua prima spinta a nascere in un distacco affettivo che ho a lungo associato a un luogo, le spiagge bianche e tossiche che si trovano vicino a Livorno. Ben preso nel percorso di realizzazione del brano, anche grazie al contribuito di tutte le mani che ci hanno lavorato, ho poi completamente eliminato il significato iniziale. “Spiagge Bianche” è così diventato un brano che descrive un luogo ideale in cui ritrovare il proprio io, che si esprime per quello che è, rimuovendo le maschere emotive che si è costretti ad utilizzare per vivere in una società in cui, molto spesso, ciò che si vale dipende da quanto si produce.

A quale delle quattro stagioni assoceresti questo brano? 

Credo all’inverno, ma non vi so dire esattamente il perché.

In “Spiagge Bianche” si percepisce una certa malinconia. Tu che rapporto hai con questo stato d’animo?

Credo che la malinconia sia uno degli stati d’animo che mi viene più naturale descrivere. È un sentimento decisamente distruttivo nel mondo moderno, perché ci toglie dalla comfort zone del presente e blocca un po’ la nostra vita. Ma, proprio per questo, ci permette di vivere emozioni diverse, senza le quali – a mio parere – tenderemmo ad assomigliare molto di più a delle macchine che a degli esseri umani.

Adesso cosa bolle in pentola? “Spiagge Bianche” anticipa un nuovo album di inediti?

Purtroppo, con la velocità con cui vola la discografia moderna, fare un album prima di aver raggiunto un più che discreto bacino di ascoltatori è fuori discussione, sia per una questione di budget che per una questione di tempo ed effettiva utilità del lavoro in sé. Nonostante ciò, ho diversi altri brani pronti, che usciranno come singoli e che non vedo l’ora di farvi ascoltare.

A livello musicale, quali sono i tuoi principali riferimenti?

Anche se può suonarvi strano, nasco come pianista classico. Quindi, parto da lì. Poi, ho ascoltato tantissimo metal moderno, djent, ecc. Attualmente, invece, sono focalizzato sull’indie-pop elettronico, ma anche su tante sfumature del cantautorato che non ho mai approfondito bene. Insomma, ascolto veramente di tutto.

Per quest’estate hai già in programma delle date live in giro per l’Italia? Se sì, cosa dobbiamo aspettarci?

Ci saranno diverse sorprese, sia dal punto di vista dei live che per quanto riguarda le nuove uscite!

Andrea, grazie per essere stato qui con noi. Buona musica e in bocca al lupo!

Grazie a voi ragazzi. A presto!

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