Sicilia, 9-11 luglio 1943 – L’assalto dei paracadutisti americani  La verità sullo sbarco tra Siracusa e Gela nel libro di Domenico Anfora

Sicilia, 9-11 luglio 1943 – L’assalto dei paracadutisti americani La verità sullo sbarco tra Siracusa e Gela nel libro di Domenico Anfora

SIRACUSA – Il pomeriggio del 9 luglio 1943 due flotte aeree, composte dai velivoli angloamericani da trasporto, erano pronte al decollo dalle piste tunisine con obiettivo Sicilia. Lo sbarco alleato sarebbe stato preceduto da un diffuso lancio di paracadutisti della 82a divisione aviotrasportata americana nel settore di Gela e di aliantisti della I brigata britannica nel settore di Siracusa. In questo saggio dello studioso Domenico Anfora (membro del comitato scientifico dell’associazione storica Lamba Doria di Siracusa) si intrecciano le ricostruzioni delle manovre militari con le storie degli uomini che ne furono protagonisti: i giovani, ben addestrati e ben nutriti paracadutisti americani, da una parte, i veterani italiani e tedeschi dall’altra. Gli italiani, logorati da anni di guerra, spesso contagiati dalla malaria, sottoalimentati, condizionati dalle sofferenze dellapopolazione e delle famiglie, diedero battaglia, ma dopo pochi giorni furono travolti dalla superiorità del nemico. Su di loro cadde un impietoso giudizio storico che questo saggio edito da Mursia mette in discussione. Spiegando come andarono realmente i fatti. Domenico Anfora, 52 anni, è autore di opere sulla storia dell’Aeronautica e sulla Seconda guerra mondiale. Con Mursia ha pubblicato, insieme a Stefano Pepi, Obiettivo Biscari. 9-14 luglio 1943: dal Ponte Dirillo all’aeroporto 504 (2013).Di origine catanese, residente a Vizzini, è laureato in Scienze dell’Amministrazione ed è luogotenente dell’Aeronautica Militare, oltre che membro del comitato scientifico dell’associazione storica Lamba Doria. «Il giovane americano era seduto nei pressi del corpo dell’ufficiale italiano che aveva ucciso poco prima ed era sconvolto. I due uomini, l’uccisore e la vittima, si assomigliavano straordinariamente. Il soldato aveva l’impressione di aver ucciso se stesso.»

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