Roma, Una via crucis chiamata Mezzogiorno

Roma, Una via crucis chiamata Mezzogiorno

A che punto è il Mezzogiorno? Un Mezzogiorno che sta vivendo una drammatica crisi che si protrae da decenni. Disoccupazione ai massimi, spopolamento di intere aree, mafia, assistenzialismo, ritardi storici riguardanti infrastrutture essenziali e tanto altro. Ecco perché abbiamo intitolato l’articolo “una via crucis chiamata Mezzogiorno”. Su questo e altro abbiamo intervistato Giovanni Condorelli Segretario Confederale della Ugl con cui abbiamo sviluppato una serie di riflessioni molto pertinenti riguardo la difficile, se non drammatica, situazione che vive il nostro mezzogiorno. Un’intervista illuminante e molto approfondita. Lei è Segretario Confederale dell’Ugl…un incarico di estrema responsabilità… “Da 10 anni ho questo incarico che rappresenta per me il coronamento di una carriera che dura da 35 anni. In questi tanti anni di appartenenza prima alla Cisnal che poi è diventata Ugl ho ricoperto tutti i ruoli. Essere al vertice del sindacato e unico siciliano nel governo nazionale mi onora molto, mi responsabilizza ma allo stesso tempo mi da una grande soddisfazione, mi ripaga dei tanti sacrifici fatti e delle tante rinunce, anche perchè io da sempre mi definisco un sindacalista diverso perchè non ho mai lasciato il mio posto di lavoro.” Ha la delega al Mezzogiorno. Qual è il suo giudizio sulla situazione di quest’area del paese? “Esatto, la mia delega è quella relativa alle politiche per il Mezzogiorno. Nel corso degli anni purtroppo ho potuto verificare attraverso studi e statistiche che la nostra situazione meridionale è costantemente in grossa difficoltà, non migliora e tutti gli indicatori sociali, economici, occupazionali sono sempre in crescita negativa. Parlare di Sud significa per me raccontare di situazioni negative e questo mi fa molto male.” Il Mezzogiorno attraversa uno stato di crisi oramai ultradecennale, colpa di noi meridionali o colpa di Roma? “La crisi del Meridione mi permetto di dire che dura da molti decenni , da secoli. La responsabilità in un sistema che non funziona non è mai attribuibile a un solo soggetto ma a tutti i componenti, certamente chi governa ne ha di più, ma tutti abbiamo contribuito ad alimentare questo stato di crisi perenne. Quando dico tutti non escludo nessuno, politica, forze sociali, imprenditori, istituzioni, gente comune. Tra l ‘altro noi abbiamo il torto di non avere mai applicato lo statuto speciale che ci avrebbe consentito di sopperire alle assenze dello Stato in molte materie, ma anche questo negli anni è stato uno strumento barattato con lo Stato nazionale per ottenere assistenza e quindi clientelismo.” Lei in una recente intervista ha dichiarato che il Pnnr è l’ultima chiamata per il Mezzogiorno, perché? “Lo confermo, il Pnrr deve rappresentare la nostra possibilità di rinascita anche se adesso con la guerra molte cose rischiano di essere compromesse. Il Pnrr nasce per accorciare le distanze esistenti tra nord e sud. Il Meridione è indietro su tutto. Esiste una questione demografica, ogni anno infatti si registra un forte calo della natalità, nel corso dei prossimi 50 anni il sud perderà 5 milioni di residenti. Esiste una questione femminile, le donne del Meridione sono sempre più in difficoltà sul piano occupazionale e non trovano alcun supporto per la mancanza o scarsità dei servizi offerti. I nostri giovani circa 2 milioni dall’inizio di questo secolo hanno lasciato il sud, la metà sono giovani di età compresi tra i 15 e 34 anni e 1/5 di loro laureati, la maggior parte non tornerà più. L’occupazione è di 20 punti in meno rispetto a quella del centro-nord. Il pil pro-capite nelle regioni del mezzogiorno è pari al 55% di quelle delle regioni del centro nord. Ecco questo per darle alcuni dati che rendono l’idea dello stato di difficoltà in cui viviamo.” C’è una componente psicologia per il fatto che il Meridione è arretrato? “Secondo me no, nel corso dei decenni siamo stati educati a non chiedere troppo e a mantenere uno Stato che non ci ha permesso di prendere consapevolezza dell’enorme patrimonio che il sud possiede e che avrebbe potuto rappresentare la nostra ricchezza se ben utilizzata, in questo credo che la classe dirigente non abbia saputo o voluto difendere questa grande ricchezza. Penso ad esempio che in Sicilia esiste il polo petrolchimico più grande d’Europa, in altre regioni esistono giacimenti di petrolio e di gas per non parlare della ricchezza archeologica, dell’arte, della cultura, dei nostri mari, del nostro clima del capitale umano.” L’assistenzialismo è stato un terribile boomerang per i nostri territori. “Lo è ancora sotto altra forma, ma continua ad essere destinatario di forme di assistenza che non danno né sviluppo né lavoro. Per troppi decenni in cambio di assistenza la politica ha imposto modelli di vita precari e senza una prospettiva di vero sviluppo.” Nessuno più parla di mafia, eppure questo fenomeno è una causa fondamentale per spiegare i mali del Meridione… “La mafia continua ad esserci, non compie più gesti eclatanti e quindi si tende a sottovalutarla, un errore pensare che si possa allentare l’attenzione, occorre insistere e soprattutto educare alla legalità fin dalle scuole elementari. Occorre creare una coscienza in grado di giudicare cosa è male e cosa è il bene. La mafia è il male assoluto che ha avvelenato e distrutto le nostre società.” L’Italia ha contezza del dramma che noi meridionali stiamo vivendo? “Io credo che se non parte il sud l’Italia intera nostra nazione non uscirà mai da questo stato di crisi perenne. Essere la seconda nazione al mondo per più alto debito pubblico è qualcosa che ci impedirà almeno nell’immediato futuro di vivere in una società di vero benessere. Il rischio che corriamo che se non riusciamo a investire le risorse del Pnnr ci ritroveremo ancora più indebitati e senza avere fatto ripartire il paese. La pandemia e la guerra purtroppo non stanno giocando a nostro favore e le stime di crescita sono tutte al ribasso. I prossimi mesi, dicono gli analisti, saranno molto duri se è vero che entreremo in una economia di guerra. In questo contesto è evidente che chi è già debole soffrirà di più.” Come mai siamo lenti in riferimento ai fondi comunitari? “Lo siamo perchè paghiamo la instabilità politica delle nostre amministrazioni, comunali, regionali. Paghiamo la nostra incapacità e impreparazione a spendere risorse dei fondi comunitari che spesso ritornano in Europa e vanno a finire ad altri stati. Questa è la nostra grande responsabilità, non ci sono altri colpevoli in questo caso. Occorre stare attenti alla classe dirigente che eleggiamo.” Ci sono intere aree del Meridione che si stanno spopolando, come contrastare tale desertificazione… “Come ho detto poc’anzi il sud perderà tra qualche decennio milioni di residenti. L’unico contrasto possibile è il lavoro. I giovani scappano perchè non hanno lavoro e quando ce l’hanno è sottopagato, a tempo, precario e spesso anche sfruttato. Occorre garantire stipendi dignitosi per una vita dignitosa se si vuole veramente il bene dei nostri giovani. Non bastano i proclami occorrono fatti concreti, non c’è più tempo.” Da anni assistiamo alla stucchevole sceneggiata riguardante il ponte sulla stretto, qual è il suo giudizio in merito? “Ha detto bene una sceneggiata di cui non vorremmo più sentire parlare. Una discussione su cui tutti i partiti e i vari governi si sono sempre espressi a favore per poi non darne mai seguito. Noi come organizzazione sindacale siamo stati sempre favorevoli al ponte perchè lo riteniamo strategico e perchè potrebbe rappresentare un vero volano di sviluppo collegandoci in tempi ragionevoli con il resto dell’Europa, ma lo consideriamo importante anche perchè creerebbe migliaia di posti di lavoro stabili e perchè simboleggerebbe nel mondo un vero segnale di rinascita per la nostra terra.” C’è bisogno di un nuovo risorgimento al Sud? “C’è bisogno di capire che il mondo è cambiato, il mondo corre mentre noi siamo ancora fermi. C’è bisogno di continuità amministrativa ma anche di uomini e donne di valore e di grande competenza nel saper valorizzare i nostri territori, le nostre risorse, le nostre ricchezze e il capitale umano. Il vero ostacolo sta nella nostra mente, capire che occorre cambiare, non possiamo vivere sperando che siano gli altri a pensare a noi, solo noi possiamo uscire da questo tunnel.” Bisogna essere più realisti del re per affrontare i problemi del Mezzogiorno? “Bisogna avere coraggio e capire che stiamo affrontando il periodo più buio degli ultimi 70 anni, capire che nessuno ci aiuterà, viviamo in una società dove si lotta per la sopravvivenza, spetta a noi costruire il futuro che vogliamo.”Sito dell’Ugl.

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