La Notte dei Serpenti, intervista ad Enrico Melozzi: “La musica ha una funzione consolatoria”

La Notte dei Serpenti, intervista ad Enrico Melozzi: “La musica ha una funzione consolatoria”

Questa sera, giovedì 31 agosto, alle ore 23.20 su Rai 1 andrà in onda la prima edizione de La Notte dei Serpenti, il concertone ideato e diretto dal Maestro Enrico Melozzi per celebrare la cultura e la tradizione musicale abruzzese, che si è svolto lo scorso 29 luglio allo Stadio del Mare di Pescara.

“Abbiamo lottato contro il tempo, perché le idee sono sempre più grandi di ciò che si può realizzare, ma con la squadra che abbiamo messo su siamo riusciti in un’impresa davvero difficile e a coinvolgere i cuori della gente comune, che poi è il mio obiettivo principale come artista”, ha scritto Melozzi in un post pubblicato su Instagram.

Ogni giorno ricevo centinaia di messaggi di apprezzamento, ma quelli che mi colpiscono di più sono i ringraziamenti. Sono io che ringrazio voi, perché è per voi che mi alzo dal letto al mattino e cerco di immaginare mondi musicali nuovi ogni giorno, per regalarvi un sorriso di stupore, un momento di svago o un attimo di riflessione. I vostri messaggi sono il compenso più bello per ripagare la fatica che, specialmente in questo evento, io e i miei collaboratori abbiamo accostato alla nostra passione”.

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La Notte dei Serpenti, intervista ad Enrico Melozzi

E’ un piacere quest’oggi avere ai nostri microfoni il Maestro Enrico Melozzi. Bentrovato, come sta?

Tutto bene, la ringrazio. È un periodo abbastanza intenso!

Questa sera, giovedì 31 agosto, alle ore 23.20 su Rai 1 andrà in onda La Notte dei Serpenti, il concertone da lei ideato e diretto per celebrare la cultura e la musica tradizionale abruzzese. Ci racconta un po’ la storia di questa Notte dei Serpenti?

È un concerto che ho voluto come un figlio e sono riuscito a realizzarlo con un grande successo di pubblico. La cosa che mi ha reso più felice è la qualità tecnico-artistica che sono riuscito ad esprimere in questo concerto, che ha visto la partecipazione di grandissimi musicisti, tecnici e fonici. È una vera e propria festa della musica e le orecchie degli appassionati godranno. Dietro la realizzazione de La Notte dei Serpenti c’è stato un lavoro di squadra incredibile ed io sono veramente molto soddisfatto della bellezza del suono che siamo riusciti ad ottenere. Sono davvero entusiasta ed invito tutti a guardare ed ascoltare questa trasmissione.

Cosa lega la figura del serpente al territorio abruzzese?

La figura del serpente mi è venuta in mente dopo aver fatto alcuni studi di semiotica alla ricerca di un nuovo nome per un concerto che potesse rappresentare le tradizioni abruzzesi. Sono così venuto a conoscenza di una bellissima tradizione, la festa dei serpari a Cocullo, durante la quale i serpenti vengono messi sopra la statua del santo, che attraversa poi tutto il paese. Si tratta di un evento poco conosciuto in Italia, ma seguitissimo in tutto il mondo.

Ho quindi pensato che il serpente potesse essere il simbolo più forte da accostare ad un concerto per riscoprire le tradizioni abruzzesi e credo che abbia funzionato, perché il nome è sulla bocca di tutti. Il serpente, tra l’altro, è molto evocativo ed esoterico. Rappresenta l’infinito, ma anche il tamburello. Insomma, è un animale dall’altissimo contenuto simbolico.

Se avesse a disposizione soltanto tre parole o aggettivi, come descriverebbe i canti popolari abruzzesi?

Epici, Aulici e Sacri. Di fatto, si tratta per lo più di canti di lavoro che venivano utilizzati per esorcizzare la paura di morire di fatica. Ed ecco che i contadini spesso li cantavano per sentirsi in qualche modo più vicini ad una divinità in grado di proteggerli e salvarli dalle enormi fatiche dei campi di lavoro, soprattutto in estate. Insomma, questi canti erano una sorta di medicina, che ha permesso alla “specie abruzzese” di sopravvivere fino ad oggi. Io la vedo in questo modo un po’ romantico, forse perché credo molto alla funzione consolatoria e riparatrice della musica.

Questi canti durante il concertone si sono spesso intrecciati a melodie moderne, come nel caso dell’esibizione di Gianluca Grignani sulle note di “Destinazione Paradiso”. Ci parla un po’ del processo creativo che ha dato vita agli arrangiamenti e alle orchestrazione de La Notte dei Serpenti?

In occasione de La Notte dei Serpenti sono stati messi in scena solo canti abruzzesi, oppure canti non abruzzesi che venivano però tradotti in abruzzese. L’esperimento era dunque a doppia via. Da un lato si voleva poppizzare il dialetto, dall’altro dialettizzare il pop. Per cui, quando il brano originale non era in dialetto veniva tradotto, come nel caso di “Destinazione Paradiso” di Gianluca Grignani, il cui testo in abruzzese narra le bellezze rare di questa terra, o di “Supereroi” di Mr Rain, dove il coro di bambini canta il ritornello proprio in dialetto abruzzese.

Ecco, tutti questi esperimenti sono serviti a far conoscere la lingua abruzzese a tutte le persone che conoscono queste canzoni, che sono famosissime, ma sono stati utili anche e soprattutto affinché gli abruzzesi stessi si proiettino in un mondo mainstream. Di fatto, l’Abruzzo è una regione che è abituata a stare ai margini di un’Italia che guarda al progresso. Con questo evento vorrei dunque che gli abruzzesi si rendessero conto di avere tutte le carte in regola per poter vivere l’Italia da protagonisti, perché sì, il cambiamento può iniziare da una canzone.

Sul palco lei non si è limitato a dirigere l’Orchestra dei Serpenti, ma ha anche suonato una chitarra romantica del 1816 e interpretato alcuni brani come cantante. Che sensazioni ha avuto durante le diverse performance?

Me la sono goduta tutta, perché – tra l’altro – questi canti io li conoscono da quando sono bambino. Di fatto, li ho imparati al coro folkloristico. Quindi, non ho fatto alcuna fatica. Poi ho deciso di portare con me sul palco questa chitarra del 1816, che è appartenuta a mio nonno, per mostrare un lato delle mie radici. Io mio nonno non l’ho mai conosciuto ma, paradossalmente, suono insieme a lui, perché in quella chitarra ha lasciato tutte le sue emozioni e il suo modo di suonare.

Per quanto riguarda il canto, invece, mi sono reso conto solo in un secondo momento che il motivo per cui tendevo a cantare tutti questi brani in falsetto era che li avevo imparati da piccolo, quando avevo una voce bianca. D’istinto li ho dunque cantati così come li avevo imparati. Mi sono divertito tantissimo. Per me è stato un atto liberatorio e consolatorio.

Archiviata questa prima edizione, state già pensando al futuro de La Notte dei Serpenti?

Assolutamente sì! Si tratta di un evento che si ripeterà annualmente. Spero che possa andare avanti per secoli, perché ha unito moltissimo la comunità. E quando la musica riesce a fare questi piccoli miracoli, allora vuol dire che quell’evento merita di andare avanti e merita il sostegno delle istituzioni.

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