Fioriti: «‘Nuvole’ racconta un viaggio che dura per tutta la vita» – L’INTERVISTA

Fioriti: «‘Nuvole’ racconta un viaggio che dura per tutta la vita» – L’INTERVISTA

Nuvole” è il nuovo singolo del cantautore umbro Fioriti e racconta di un viaggio che solo chi è disposto a mettersi in discussione è in grado di fare. Di fatto, il brano tratta dell’ardua impresa di accettarsi, fino ad arrivare a volersi bene, e rappresenta per Fioriti una “fotografia della sua poetica“.

«“Nuvole” è l’intimità di un respiro, di ricordi reali quanto le ferite che lasciano, ma soprattutto è il bisogno di imparare ad accettarsi durante il viaggio»

Caratterizzato da atmosfere malinconiche e sonorità nostalgiche, “Nuvole” rappresenta l’urlo di una generazione intera che si sente finalmente pronta a lasciarsi alle spalle gli errori commessi, con il solo scopo di imparare da essi.

“Nuvole”, L’intervista a Fioriti

Ciao Matteo e bentrovato su Radio Una Voce Vicina. Come stai?

Tutto bene, un saluto a tutti!

Tu sei in radio con un nuovo singolo, “Nuvole”. Ci racconti la sua genesi?

Nuvole” è nata 8 anni fa e poi scomparsa, perché l’ho completamente dimenticata. Soltanto un anno e mezzo fa è ritornata casualmente. Ero qui sui monti umbri con il mio ukulele e suonando un po’ a caso mi è tornato in mente il giro di accordi e la melodia di “Nuvole”. E lì per lì ho pensato: «Ma di chi è questo pezzo?! È bellissimo». Poi, suonandolo, mi sono reso conto che era un pezzo che avevo già scritto.

Per quanto riguarda la tematica in sé, diciamo che è nato da molte esigenze che racchiudono praticamente otto anni di sensazioni. Alcuni principi erano infatti della prima versione. Poi, ovviamente, tante cose sono cambiate perché non mi rispecchiavano più.

Più che una semplice canzone, “Nuvole” è un viaggio in solitaria. Qual è la meta?

La meta non so bene quale sia ed è quello che, in fondo, mi auguro sempre… Di avere quella sensazione che ti trascina. Di fatto, tu sai che c’è qualcosa che ti trascina in avanti, da qualche parte, ma non sai bene cosa. Mi concedo, dunque, la possibilità che quella meta possa cambiare.

Questa sensazione tu l’hai traslata anche nel videoclip di “Nuvole”, che è tanto essenziale quanto emotivamente coinvolgente. Dove ti trovi e, soprattutto, cosa rappresenta per te questo luogo?

Mi trovo esattamente nel posto in cui l’avevo scritta ben 8 anni fa. È proprio sopra casa mia, una piccola cittadina qui in Umbria. È un luogo nel quale mi sono sempre rifugiato, perché lì la prospettiva è diversa e questo si rispecchia in moltissime cose. E soprattutto c’è tanto silenzio. Pensando al videoclip, istintivamente mi immaginavo proprio lì.

E le nuvole della tua Umbria ti accompagnano in questo viaggio, che potremmo definire introspettivo, mentre la musica valica il confine naturale delle Alpi e ci conduce altrove. Quali sonorità e quali artisti ti hanno guidato in questo viaggio?

Direi molti! “Nuvole” è il frutto dei miei ascolti folk e cantautorali. Ci sento parecchio Damien Rice, José Gonzáles e anche Bon Iver. Diciamo che le mie influenze musicali cambiano in base al momento che sto vivendo.

Quanto, invece, della tua Umbria è presente nelle tue canzoni?

Direi tutto! In certi momenti rifletto su questa cosa. Da una parte essere cresciuti qui inevitabilmente porta uno svantaggio, perché se fossi a Milano, o in una città più grande, le opportunità sarebbero state e sarebbero tuttora diverse. Allo stesso tempo, però, mi rendo conto che il frutto di tutto quello che c’è stato, e che c’è adesso, è al 100% il luogo da cui provengo, perché ha spinto molto la mia sensibilità e ha lasciato spazio a quella parte più eterea, astratta e artistica di me.

Ad un primo ascolto, “Nuvole” sembra dedicata ad una persona in particolare ma, in realtà, racconta quel tentativo di accettarsi e guardarsi allo specchio, per poi riuscire a dirsi “ti voglio bene”. Quanto è difficile questo processo e, soprattutto, c’è un consiglio che oggi ti senti di dare a tutti coloro che stanno per intraprendere il tuo stesso viaggio?

Sicuramente non è semplice e penso che, in fondo, sia un viaggio che duri tutti la vita. In certi momenti ti accetti un po’ di più, in altri un po’ di meno. Quello che penso sempre per me stesso è il fatto che siamo venuti al mondo da soli e che ce ne andremo da soli. Di conseguenza, siamo la persona più importante che abbiamo. Credo, dunque, che sia necessario contestualizzare un po’ chi siamo, per poi accettare le nostre peculiarità. Anche perché, molto spesso, si tende a pensare che queste ultime possano essere dei difetti ma, in realtà, quello che fa sempre la differenza è l’unicità delle cose. Quindi, quello che noi percepiamo come un difetto per gli altri è spesso una bellissima peculiarità. Non bisogna giudicarsi, ma essere realisti e accettarsi per quel che si è. Solo così attrarremo le persone più giuste per noi.

E con questa nuova consapevolezza facciamo un passo nel futuro. Cosa bolle in pentola?

Non so quando però Il prossimo obiettivo è pubblicare un Ep. Ogni volta che pubblico qualcosa di nuovo deve essere sempre un gradino più in alto. Quindi, quello che voglio è creare le condizioni affinché tutto questo possa succedere. Questo probabilmente è il momento più importante, anche perché Fioriti come progetto è nato relativamente da poco. Il cambio è avvenuto durante il lockdown. Prima ero JM, un nome che ho usato per tanti anni e con cui ho rilasciato anche un disco. Sebbene fossi sempre io, era un concetto totalmente diverso. Negli ultimi anni sono successe molte cose: c’è stato il lockdown, tante persone se ne sono andate ed altre sono arrivate. È stato un cambiamento così radicale che, fondamentalmente, è stato resettato tutto. Quindi sì, probabilmente un Ep è il prossimo grande passo da fare.

Matteo, grazie per essere stato qui con noi. In bocca al lupo per tutto e buona musica!

Grazie… grazie infinitamente. Un saluto a tutti!

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