Dal 16 ottobre al 20 novembre in esposizione a Palermo,  la produzione della più antica bottega di gioielleria e oreficeria in Italia

Dal 16 ottobre al 20 novembre in esposizione a Palermo, la produzione della più antica bottega di gioielleria e oreficeria in Italia

PALERMO – C’è, nello stilema delle creazioni di Musy, un prezioso richiamo alla Sicilia, alle cifre del Liberty che hanno caratterizzato, sotto il profilo artistico e architettonico, il periodo a cavallo tra ottocento e novecento, epoca che ha messo in luce una gran voglia di rinascita, di leggerezza e di eleganza.

Ecco perché la mostra dedicata alla produzione dei Musy, maestri orologiai, poi anche orafi e gioiellieri, provenienti dalla cittadina di Massongy nel territorio chiablese e trasferiti a Torino nel 1707, rappresenta l’occasione per ammirare un patrimonio materiale e immateriale dall’enorme valore, più volte messo a confronto con esempi internazionali quali Lalique, Cartier, Gaillard, Mellerio.

All’inaugurazione della mostra, che si svolgerà il 16 ottobre alle 11,00 alla Galleria regionale di Palazzo Abatellis alla presenza dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, ci saranno, oltre alle curatrici, Daniela Brignone ed Evelina De Castro, il direttore dell’Archivio di Stato di Torino Stefano Benedetto e Laura Gazza, proprietaria dello storico negozio Musy di via Po.

La mostra, che si inserisce all’interno delle iniziative della X edizione della rassegna iDesign, porta a Palermo una selezione di disegni, documenti e fotografie della storica Ditta, provenienti dall’Archivio di Stato di Torino e da collezionisti privati.

Musy fu tra i fornitori più stimati di Casa Savoia, per la quale realizzò gioielli di incomparabile bellezza e, in alcuni casi, ne adeguò le fogge ai dettami dell’ultima moda. Una parte di essi andarono a costituire il tesoro della Corona sabauda. La mostra racconta una storia di regnanti e di cerimoniali, di sfarzi e di passioni, di collezioni, di relazioni e di reciproche influenze che segnarono epoche, indirizzando i gusti.

“Quella dei Musy è una storia familiare e professionale avvincente – sostiene Daniela Brignone – segnata da incontri importanti, come quello con il poeta Gabriele D’Annunzio, e da straordinarie gratificazioni provenienti dalle case regnanti per le quali i Musy divennero depositari di informazioni confidenziali e di grande fiducia. La mostra porta a ripercorrere i momenti significativi, i mutamenti stilistici e le scelte strategiche della ditta, nonché le trasformazioni storiche e sociali del territorio piemontese attraverso tre secoli, in relazione alla storia europea.”

La produzione Musy introduce in atmosfere lussuose, narrando, per ogni singolo pezzo, la storia del committente, legata al gusto e all’occasione per la quale veniva regalato o indossato. Un’uniformità di motivi e l’utilizzo di pietre preziose su elaborate e quasi invisibili montature in metalli preziosi diedero vita a lavori di gran pregio rivolti a una clientela internazionale facoltosa.

Parte di questi gioielli, molto classici nella concezione, accrescevano il loro valore grazie alla difficile combinazione delle pietre, spesso incastonate in moduli smontabili da ricomporre in diversi modi.

“I disegni dei gioielli esposti a palazzo Abatellis – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – sono un omaggio a un’Epoca ricca di fermenti culturali e permeata da una ricchezza espressiva che ha attraversato tutti gli ambiti artistici e culturali. Il motivo del nodo, detto Savoia, che è l’elemento stilistico caratterizzante delle collezioni dei Musy, artigiani di pregio comparabili alle più grandi maison del mondo, è – evidenzia l’assessore Samonà – un richiamo molto forte al Liberty, a quel gusto floreale ricercato e sobrio che in Sicilia ha sviluppato uno stile unico e particolare grazie ai preziosi virtuosismi che hanno affascinato e innamorato il mondo intero lasciando una traccia indelebile nel gusto del tempo. Elementi di cui i piemontesi Musy si sono fatti interpreti realizzando un dialogo prezioso e ricercato con le espressioni del nostro migliore artigianato, ben rappresentato in alcune pitture conservate nelle sale del museo Abatellis”.

“La fama di Palazzo Abatellis – come rileva Evelina De Castro – si lega anche alla sua ricca collezione di stampe e disegni del Rinascimento e del Barocco e, in continuità, la Galleria accoglie con grande interesse le tardo ottocentesche grafiche di Musy che esprimono un alto valore artistico in sé, oltre che in relazione alla storia delle arti applicate, dimostrando come attraverso i secoli il disegno sia alla base del processo creativo e progettuale dell’arte. Le connessioni emerse fra l’epoca, la produzione dei Musy e le raccolte di Palazzo Abatellis e di Palazzo Mirto, evidenziano, inoltre, ancora una volta l’importanza dei musei come luoghi in cui si custodisce la memoria della civiltà, dove il principio originario di raccogliere per conservare e tramandare testimonianze d’arte e di storia fa sì che occasioni come questa mettano in luce materiali dai depositi o dagli arredi che propongono punti di vista inediti, come nel caso del bozzetto acquerellato per il concorso del Vittoriano o delle suppellettili di produzione Musy di palazzo Mirto”.

In costante aggiornamento, alla ricerca delle novità più sorprendenti, dalla fine del XIX secolo Musy si lasciò contagiare dalla febbre per il Liberty, pur continuando a produrre i pezzi più classici: viaggiando per l’Europa e visitando le esposizioni, nazionali e universali, la ditta creò sinergie professionali, sviluppando nuove linee di ricerca che portarono la ditta a confrontarsi con realtà internazionali all’Esposizione di arti decorative di Torino nel 1902 e alla Biennale di Venezia del 1903 e del1905.

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