Aldo Lundari: “canto la mia terra con orgoglio e passione”

Aldo Lundari: “canto la mia terra con orgoglio e passione”

È stato un incontro pieno di emozioni vere e sincere quello con Aldo Lundari a “10 minuti insieme”. Una narrazione piena di aneddoti e storie vissute di un’artista a tutto tondo che è passato dal successo degli anni 0ttanta, con la consegna del Telegatto ricevuto direttamente da Mike Bongiorno a Boario terme, alle copertine patinate dei settimanali più venduti del periodo e fino alla svolta degli anni della maturità artistica con le composizioni cantautoriali pregni di sicilianità.

Lo abbiamo incontrato nella piazza virtuale del format e, neanche a dirlo, con la sua solita forza espressiva si è lasciato andare nel raccontare una “storia in musica” che dura ormai da 40 anni.

Carissimo Aldo eccoti finalmente nell’agorà dei “10 minuti insieme” da dove vogliamo partire?

Intanto, caro Renato, un saluto ed un ringraziamento a te e un abbraccio a tutti gli amici che seguono la diretta. Da dove partire?

Si, da dove partiamo, considerato che la tua “storia musicale” è lunga ben 40 anni? Ti tolgo dall’imbarazzo e ti faccio vedere un po’ di foto datate ad iniziare proprio da quel lontano 1978 quando vai a vivere a Milano per realizzare i tuoi sogni artistici.

Che bello poter ricordare le origini. Mi ricordo bene quando sono andato via da Carlentini, nel 1978 con una valigia in mano e tanti sogni nel cassetto da poter realizzare. I primi approcci con il mondo dell’arte milanese, tanti incontri fino a quando non arriva la proposta di un contratto biennale con la FIVE RECORD (Mediaset).

 Insomma una partenza importante che ti porta fino al 1985, in quel prestigioso palco di Boario Terme, nella XI rassegna internazionale di musica leggera. Raccontaci le emozioni.

Un periodo della mia vita artistica e personale pregno di tanti momenti significativi. Devo confessarti tuttavia che, ancora oggi, rivedendo queste foto, provo delle forti emozioni. Rivedermi sul palco con Mike Bongiorno, Susanna Messaggio e tanti altri illustri personaggi del mondo dello spettacolo di quel tempo, mi riporta alla mente come si viveva allora il successo che, ti devo dire, non ho mi avuto il tempo di comprendere e godere fino in fondo, per via dei mille impegni a cui dovevo fare fronte. Andavo su e giù per l’Italia ed in Europa con il mio manager e, ti posso assicurare, è stato un momento così intenso che mi lasciato dentro ancora molte sensazioni.

In Europa?

Si certo, ho partecipato e vinto, nel 1986 con “le donne dei marinai”, al festival Lyra di Bratislava, un pezzo scritto da Gianni Belfiore, autore di tanti brani di Julio Iglesias. Poi sono andato anche al festival di Castelbar di Dublino, dove mi sono classificato al terzo posto.

Beh, caro Aldo, non ti sono mancate certo le grandi emozioni. Però ti devo confessare che io personalmente, come tanti altri, sono legato artisticamente alla seconda parte della tua vita musicale, quella dei testi in dialetto e delle produzioni dell’anima.

Provo una grande emozione nell’ascoltare queste cose, caro Renato. Si, perché in effetti, con la maturità ho iniziato a scegliere davvero cosa fare ed ho capito che la mia più grande gioia era quella di scrivere e cantare in siciliano.

Ho iniziato con un primo lavoro in dialetto prodotto da Fernando Arnò, produttore di Malika Ayane e poi ho continuato con l’inzio di una collaborazione per me irrinunciabile, quella con il maestro Giacomo Carveni che riesce a trasformare i miei accenni musicali in vere e proprie opere d’arte.

Aldo, arriva l’argentina nel 2013, dove ti esibisci nella radio nazionale e dove incontri “anime belle” che ti donano davvero tantissime e nuove emozioni.

Certo, ricordo quel tour in Argentina, tra Paranà e Buenos Aires che mi portò davvero a conoscere una realtà “incantata” quella delle grandissime comunità di italiani che vivono nel sud America. Un successo strepitoso grazie al CD “quando cambierà il vento”

Aldo, non vorrei che tu dimenticassi il club Tenco che ti seleziona per partecipare a Pavia, ad un concerto strepitoso, con i tuoi brani cantati in dialetto siciliano.

Come dimenticarlo Renato? Non posso neanche volendo. Quella è stata per me la vera consacrazione del fatto che, pur scrivendo in dialetto, la musica e la sua bellezza non oppone confine a nulla. L’arte è materia infinita in uno spazio che è proprio dell’anima e quindi senza limitazione alcuna.

 

Un’intervista bella, di quelle che ti danno il piacere dell’ascolto e dell’immersione in una dimensione dell’arte a tutto tondo. Ci lasciamo con Aldo, con la reciproca promessa di rivederci presto, per questa innata e condivisa voglia di progettare, chissà, qualcosa di veramente bello da fare in terra Sicula.

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