La legge sull’elezione diretta dei sindaci compie trent’anni. Intervista a Sergio Monaco, primo sindaco eletto a Carlentini

La legge sull’elezione diretta dei sindaci compie trent’anni. Intervista a Sergio Monaco, primo sindaco eletto a Carlentini

CARLENTINI –  La Legge 25 marzo 1993 n. 81 ha radicalmente modificato la forma di governo degli enti locali, rappresentando una delle riforme più importanti nell’intera storia dell’Italia Repubblicana. Essa ha prodotto una nuova disciplina per l’elezione degli organi di Provincie e Comuni e, nel contempo, ha delineato una nuova forma neoparlamentare per quanto riguarda le funzioni dei Consigli provinciali e comunali. La novità maggiore, tuttavia, è stata l’elezione diretta del capo dell’ esecutivo, dunque del Presidente della Provincia e del Sindaco, in precedenza scelto tra i membri del Consiglio e, dunque, soggetto alle istanze dei partiti e a forte instabilità. In particolare, è il ruolo del Sindaco ad assurgere a nuovo protagonista della politica sia locale che nazionale e questo ha generato un riavvicinamento dei cittadini all’Ente. La Riforma del 1993 si inserisce in un più ampio contesto la revisione dell’ordinamento statale che, negli anni seguenti, ha comportato la revisione del Titolo V della nostra Costituzione. Con la nuova legge vennero eletti in Italia diversi sindaci: Walter Veltroni a Roma, Leoluca Orlando a Palermo, Marco  Formentini a Milano,  Antonio Bassolino a Napoli,  Enzo Bianco a Catania, Enzo Di Raimondo a Siracusa,  Turi Raiti a Lentini. A Carlentini venne eletto, con la lista civica “Primavera Carleontina” il medico Sergio Monaco, angiologo. Da quell’esperienza nacque la candidatura all’Ars. Il 16 giugno 1996 venne eletto parlamentare regionale con il Partito democratico. L’ex sindaco venne rieletto primo cittadino nel 2005 fino al primo luglio del 2007,  quando si dimise dalla carica di primo cittadino  per motivi politici.

Lei è stato sindaco Carlentini dal novembre 1993 al 1997 sindaco eletto per la prima volta dal popolo carlentinese e poi dal 2005 al 2007

“La prima sindacatura, 1993-1997 fu molto esaltante. Per la prima volta si sperimentava la legge sull’elezione diretta dei sindaci. Si sentiva molto il rapporto con chi ti aveva eletto che caratterizzò quella che fu definita la stagione dei sindaci. Furono esperienze positive soprattutto nelle grandi città, penso a Bianco a Catania, Orlando a Palermo,  Bassolino a Napoli, Veltroni a Roma e così via.

A Carlentini, in particolare, vivevamo la stagione della ricostruzione post-sismica. Il rapporto con i cittadini era molto stretto e tanti furono i successi ottenuti sia per quanto riguarda la ricostruzione dell’edilizia privata che della pubblica e delle infrastrutture. Ancora negli ultimi anni si inaugurano opere il cui finanziamento scaturì dall’impegno di quegli anni. Penso al chiostro del Carmine,  che cominciamo ad utilizzare da poco, alla Via Dante, importante via di fuga, alla caserma dei Carabinieri, alla ristrutturazione ed adeguamento antisismico di tutte le scuole e a tante altre opere.

Ma non ci si limitò solo a questo aspetto fondamentale, si riuscì a dare notevole spazio alla cultura, si pensi al teatro scuola nel parco archeologico che fu per alcuni anni un evento di rilevanza nazionale o al Premio Leone D’Argento, tutte esperienze inspiegabilmente abbandonate in seguito.

Fu un impegno la cui importanza venne riconosciuta dai cittadini che 1996 mi elessero deputato regionale, prima ed unica volta, fin qui, per Carlentini”.

Quali sono stati i cambiamenti delle due fasi di amministrazione comunale ?

“Anche per  questi motivi l’esperienza della sindacatura 2005-2007 fu meno esaltante. Di quel periodo ricordo con piacere solo la riorganizzazione della pianta organica ed i concorsi che, dopo 25 anni, diedero giustizia al personale che era rimasto fossilizzato nella stessa posizione dal momento dell’assunzione. Ricordo una stretta collaborazione con i sindacati ma non con la politica caratterizzata da una profonda personalizzazione, dalla creazione di gruppi attorno ad una o due persone , che nulla aveva a che fare con storia dei partiti politici e che mortificava il consiglio comunale. Fu questo il motivo per cui decisi di interrompere quella esperienza prima della scadenza del mandato. Credo, comunque, che la storia si ripeta e non penso che sia molto costruttivo per il nostro paese”.

 

A distanza di 30 anni da quella esaltante esperienza quali sono le sue considerazioni per l’efficienza dell’amministrazione comunale e per il bene della Città?

“A distanza di 30 anni, credo che se vogliamo vivere una stagione positiva per il nostro territorio dobbiamo ritrovare obbiettivi comuni per la crescita, interrompere il processo di esaltazione individuale e riprendere la collaborazione. Abbiamo perso una grande occasione con le elezioni regionali per il nostro territorio. Non eleggendo un nostro rappresentante abbiamo perso tutti ed abbiamo fatto perdere la nostra città . Forse non abbiamo compreso appieno che un sindaco di una città come Carlentini se non ha riferimenti forti con la Regione non può avere risultati e si può limitare ad essere bravo a garantire la nettezza urbana e a fornire l’acqua ai cittadini. Non mi esalterebbe candidarmi a Sindaco solo per centrare questi obbiettivi”.

 

Le modifiche apportate alla legge n. 7 del 1992 sono state efficaci o evidenziano ancora necessità di correttivi?

“Le modifiche apportate alla Legge sull’elezione diretta dei sindaci in Sicilia furono estremamente negative. La sfiducia al sindaco, non più legata al referendum popolare ma affidata al consiglio comunale costituiva un passo indietro e tentava di sottoporre il Sindaco ad un condizionamento non da parte del consiglio comunale, sicuramente principio democratico, ma da parte dei parti che nel contempo vivevano una crisi profonda e tendevano sempre più a personalizzarsi”

 

Il futuro della politica italiana? Cosa ne pensa del Governo regionale e nazionale? La sinistra e il Pd perché non sono riusciti a governare?

“Per quando riguarda le elezioni regionali il popolo siciliano si è espresso in continuità con l’esperienza precedente e quindi non credo che possiamo aspettarci grosse novità rispetto agli ultimi cinque anni.

Sulle elezioni nazionali dico che dobbiamo rispettare il verdetto degli elettori e verificare con attenzione quanto il governo farà. Certo l’esordio non è stato positivo. Invece che affrontare i veri temi che interessano i cittadini si è ripartiti dal tema dei migranti accanendosi contro gli ultimi, contro i diseredati. E dire che con questa bandiera Salvini ha perso una infinita’ di voti.

Ma al di là di questo si dovrebbe finire, da parte di una pseudo sinistra, di agitare lo spettro del fascismo e concentrarsi sul rispetto dei diritti non solo civili ma anche e soprattutto sociali.

Oggi si usa molto la parola identità. E qual’e’ l’identità della sinistra?  Purtroppo non riesco ad identificare la sinistra con il PD, partito al quale non ho mai aderito. Credo che la autoreferenziata sinistra abbia perso le elezioni proprio per una mancanza di identità. Credo che la ricostruzione della sinistra debba partire dalla ricostruzione di un corpo elettorale che si riconosca in lei. Corpo elettorale distrutto dall’ esperienza di Renzi che  ha evidenziato il suo vero volto.

Bisogna abbandonare il principio del governo a tutti costi e ristabilire un legame forte con i più deboli, essere veri garanti della lotta contro le disuguaglianze. Io non perdo la speranza ma  spero di vedere  presto segnali chiari”.

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