Avola, operazione antidroga “Gemini”. la Polizia arresta sei persone

Avola, operazione antidroga “Gemini”. la Polizia arresta sei persone

AVOLA – Produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope aggravato. Con queste accusegli agenti del commissariato di Polizia di Avola hanno arrestato, questa notte, sei persone, di cui due agli arresti domiciliari. L’operazione “Gemini” è scattata alle prime luci dell’alba è portata a termine a conclusione di un intensa e complessa attività investigativa della Polizia coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, con l’impiego di 40 unità della Polizia di Stato che hanno dato esecuzione, in ottemperanza dell’Ordinanza di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le indagini preliminari, la misura della Custodia Cautelare in carcere nei confronti dei sei indagati.
I sei arrestati, secondo la Procura, hanno organizzato un’intensa attività di approvvigionamento, suddivisione in dosi e spaccio dello stupefacente del tipo cocaina ed eroina. Inoltre, i vertici di detta organizzazione si servivano anche del contributo materiale e morale di terzi che materialmente cedevano al minuto lo stupefacente assicurando la propria prestazione lavorativa illecita in fasce orarie predeterminate e percependo una remunerazione fissa giornaliera. Detta attività perpetrata in modo così continuativa e quotidiana ha dato vita ad una “piazza di spaccio” in cui sono state riscontrare più di 150 cessioni giornaliere con, conseguenti, ingenti profitti economici, nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro. La articolata attività investigativa espletata dal Commissariato di Avola ha consentito di ritenere che la piazza di spaccio oggetto di indagine fosse sottoposta al controllo di due soggetti.
In quanto un primo gestiva lo spaccio di stupefacente di tipo cocaina ed il secondo organizzava l’attività di spaccio di tipo eroina.
La cessione della cocaina avveniva, nelle fasce orarie diurne, attraverso un pusher di sua fiducia che espletava tale attività a fronte di un corrispettivo giornaliero ed in ottemperanza alle disposizioni ricevute circa le modalità dello spaccio e l’eventuale possibilità di cessione a credito al cliente ritenuto affidabile.
L’organizzazione risultava capillare e precisa in quanto il venditore “al dettaglio” ha svolto la propria attività illecita nel piazzale delle case popolari, con l’incarico di smerciare lo stupefacente sul quadrante 8:00/20:00 (domeniche escluse). Pertanto, ogni mattino, prelevava lo stupefacente da smerciare all’interno della palazzina adiacente, lo occultava sotto piccoli depositi di terra presenti ai bordi di un muro perimetrale ivi insistente, in attesa dell’arrivo degli assuntori cui cedeva repentinamente le dosi richieste.
Parimenti, detto “servizio” era assicurato anche nelle fasce orarie notturne e nei giorni festivi essendo l’attività gestita da altro soggetto appositamente impiegato per quel tipo di “turno”, facendo sì che fosse garantito l’approvvigionamento agli assuntori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
L’organizzazione risultava essere pronta a fronteggiare anche eventuali imprevisti quale l’impossibilità lavorativa o -peggio- l’arresto del pusher normalmente impiegato facendo sì che la stessa mansione potesse essere svolta da altro soggetto di fiducia prontamente reperibile edotto puntualmente delle mansioni da espletare.
La gestione del traffico di stupefacente del tipo eroina, invece, era organizzata in maniera differente in quanto l’altro soggetto, in via prevalente curava personalmente lo smercio, ricevendo gli assuntori in prossimità dell’uscio di ingresso della propria abitazione. Anche in questo caso, parimenti con quanto avveniva per lo spaccio di cocaina, veniva assicurata una possibilità di approvvigionamento per gli assuntori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
In tale attività, sono stati appurati specifici contributi materiali apportati da un coniuge del predetto evidentemente del tutto consapevole dell’attività illecita condotta dal marito.
Pertanto, data la capillare organizzazione, è stato dimostrato come i due soggetti che avevano un vero e proprio ruolo organizzativo nell’attività di spaccio rispettivamente della cocaina e della eroina avevano instaurato un vero e proprio “gemellaggio” finalizzato a realizzare, nell’area prospicente la loro residenza, un luogo atto a richiamare i tossico dipendenti non solo locali ma di tutta l’area centrale e meridionale della provincia aretusea.

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