PIOVE E SI PRESENTANO I SOLITI PROBLEMI DI SEMPRE…

PIOVE E SI PRESENTANO I SOLITI PROBLEMI DI SEMPRE…

di Emanuele Gentile
CARLENTINI – Ogni volta che piove dalle nostre parti si ripropongono i soliti problemi. Oramai è un mantra che si ripete da parecchi anni a questa parte. Lo scenario è un canovaccio sempre vecchio. Vecchio nel senso che lo si conosce a menadito. Purtroppo… Ecco come si articola. Strade allagate. Tombini che scoppiano. Acqua che diventa pericolosa perché canalizzata dall’eccessivo uso del cemento. Pietre che rotolano sulla sede stradale. Frane. Smottamenti. Fiumi o torrenti che si ingrossano spesso tracimando. Alberi divelti. Macchine portate via dalla furia delle acque. Tutto ciò rappresenta il sintomo di un territorio malato. Malato per la sua non manutenzione e fin troppo antropizzato. Il miscelarsi di codeste due componenti porta – in maniera inerziale – alle conseguenze che abbiamo registrato questa settimana a Carlentini e in altre zone della Sicilia. Dov’è la manutenzione del territorio? Da quanto tempo le strade provinciale stanno in uno stato di abbandono perenne? E la scerba tura delle banchine ai lati delle strade? E la mancanza di qualsiasi opera di canalizzazione delle acque piovane? E la cura degli alvei di fiumi, torrenti e fiumane? Il controllo e la verifica dei costoni di colline o montagna nelle vicinanze di strade? E la pulitura di tombini e catidoie? La lista potrebbe dispiegarsi all’infinito tanta è l’incuria che grava su un territorio offeso non solo dall’incuria, ma da un modo di costruire assolutamente scisso da qualsiasi rispetto dell’ambiente e del territorio. Eppure l’Italia è un paese che registra un numero altissimo di catastrofi ambientali. Il più alto d’Europa. Ma non si fa nulla. Nonostante i mille campanelli d’allarme suonati a vuoto nel corso di anni, lustri, decenni e secoli. Basta rileggersi le amare considerazioni di Giustino Fortunato su un territorio – siamo in pieno Ottocento – già allora per nulla considerato e oggetto di abbandono. Oppure la c.d. “Relazione Martuscielli” a seguito della disastrosa frana di Agrigento del 1966. Michele Martuscielli era il dirigente apicale del Ministero ai Lavori Pubblici ed era stato incaricato dall’allora ministro – il socialista Giacomo Mancini – di verificare il perché fosse successo quell’evento disastroso. Le parole utilizzate dal Martuscielli sono profetiche nel senso che dipingono un presente di indifferenza criminale nei confronti delle tematiche ambientali, territoriali e urbanistiche lanciando un guanto di sfida verso il futuro. Cioè è ora di cambiare il nostro modo di vedere il territorio affinché si instauri un autentico rispetto nei suoi confronti. Pertanto, è venuto il momento di passare dalla denuncia – pur comprensibile – a una vera politica nei confronti dell’ambiente e del territorio. L’unico ente che potrebbe fare sul serio in quanto emanazione dei 21 comuni della nostra provincia è il Libero Consorzio dei Comuni di Siracusa. D’accordo che ha 280 milioni di debito, ma ciò non deve rappresentare un alibi per non fare nulla. C’è bisogno davvero di un piano serio e programmato di interventi ad ampio raggio e di lungo corso per ovviare alle tante criticità che si appalesano attorno a Carlentini e sul resto del territorio siracusano. Un territorio ben curato permette un migliore sviluppo e fa risparmiare un sacco di risorse che sono spese soltanto per mitigare i danni. Vogliamo rendere il nostro territorio finalmente più sicuro?

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