LA GEOGRAFIA DEL BUIO: IL NUOVO ALBUM DI MICHELE BRAVI

LA GEOGRAFIA DEL BUIO: IL NUOVO ALBUM DI MICHELE BRAVI

«La geografia del buio è una stanza dipinta di nero,
un mare d’ansia dove annega il pensiero.
Io ti parlavo, ma in realtà non c’ero.
[…]
Ed è facile caderci dentro, più di quello che pensi.
Basta un movimento sbagliato per toglierti il fiato.
È come camminare nel labirinto, bendato, senza trovare l’uscita;
cercare di dare una spiegazione a tutto
in questa vita che, alla fine, per intero non può essere capita».

Inizia così “La Geografia del Buio”, il nuovo e attesissimo album di Michele Bravi che parla di dolore e di rinascita, di fragilità e di forza, di amore e di amicizia, di coraggio e di speranza, di buio e della capacità di orientarsi al suo interno. Protagonisti indiscussi: la voce di Michele e un pianoforte verticale del ‘900 che custodisce, tra i suoi tasti bianchi ed i suoi tasti neri, più di un secolo di storia.

La Geografia del Buio” è una casa accogliente nella quale potersi sentire al sicuro e, allo stesso tempo, è una cartina geografica per orientarsi nel buio. In punta di piedi e con una delicatezza disarmante, Michele Bravi racconta, così, il suo dolore con la consapevolezza, oggi più forte di ieri, che nessuno può salvarsi da solo. E ciò che resta, dopo l’ascolto, è una “commozione malinconicamente dolce” perché le tenebre sono state sconfitte anche se “niente sarà più come prima” (“Un Secondo Prima”, nda).

L’album inizia con una promessa, “La Promessa dell’Alba”, “fatta sul divano grigio di casa”. Condividere il proprio dolore può, certamente, aiutare qualcun altro a trovare la propria ‘geografia del buio’. Ed è proprio questa la promessa: continuare a raccontare la propria storia mettendola al servizio di altre vite e di altre persone.

Michele Bravi racconta, successivamente, dell’amore “che ci salva dalla ferita del mondo” (“Mantieni il Bacio”, nda) per, poi, giungere a “Maneggiami con Cura”: una vera e propria dichiarazione di fragilità e, allo stesso tempo, una preghiera.

«E adesso che tu sai qual è la mia natura,
Che il buio certe notti ancora mi fa un po’ paura.
E nonostante io mi mostri invulnerabile,
Sono solamente diversamente fragile.
E adesso che lo sai, che ho tolto l’armatura,
Per questo, adesso, tu maneggiami con cura.
E avrò la stessa cura anch’io per te»

Un secondo prima” vede, invece, la voce di Michele danzare insieme a quella di Federica Abbate – coautrice di alcuni dei brani presenti nell’album. Le loro voci si aspettano, si riconoscono, si abbracciano e, poi, procedono mano nella mano. “Non esiste un prima e un dopo davanti a un trauma; – racconta l’artista umbro – esistono due livelli differenti di consapevolezza e di realtà. Non esistono espressioni con suffisso ri-; piuttosto esiste un fare per la prima volta, un vedere per la prima volta e un cantare per la prima volta”.

Segue “La Vita Breve dei Coriandoli”. Poi, “Storia del mio Corpo”:  un racconto coraggioso, emotivamente intenso, a tratti doloroso; una dedica d’amore al proprio corpo e alle sue cicatrici. La delicatezza di “Tutte le Poesie Sono d’Amore” ci conduce, invece, a “Senza Fiato”, un brano dedicato a coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle il peso dell’imprevedibile: “Io voglio solo vivere ogni secondo come fosse l’ultimo, l’ultimo del mondo. Vivere così, non importa se giusto o sbagliato, ogni cosa fino a farmi rimanere senza fiato”.

In coda all’album troviamo, infine, “Quando un desiderio cade”, brano che guarda al passato per vivere il presente con maggiore consapevolezza “perché nella vita di sicuro non c’è proprio niente e, a volte, non lo sai da cosa dipende. […] La rabbia passa e tutto serve”. Le parole lasciano, poi, spazio alle note ‘imperfette’ di un pianoforte ‘stanco’. “A sette passi di distanza”. E il cerchio si chiude.

La Geografia del Buio” è un album intimo, sincero, schietto, fragile e, allo stesso tempo, coraggioso. Michele Bravi ce lo ha consegnato nelle prime ore di un freddo venerdì della Merla. A noi spetta il compito di custodirlo, dandogli il calore che merita.

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