La classe dirigente della Provincia di Siracusa

La classe dirigente della Provincia di Siracusa

di Emanuele Gentile
SIRACUSA – Oramai le cronache sono piene di notizie riguardanti arresti di politici, industriali, magistrati, professionisti, pubblici dipendenti e sindacalisti afferenti alla nostra provincia. Da anni assistiamo a una vera e propria nemesi della c.d. “classe dirigente” siracusana. Quella classe dirigente che dovrebbe assicurare un presente e un futuro degni di questo nome alle collettività e comunità di cui essi dovrebbero rappresentare il meglio. Invece, nulla. Sembra di assistere a una dissoluzione di essa in quanto ha scelto la cura di interessi parziali e non di quelli generali. Quando scrivo “generali” mi riferisco a noi tutti essendo cittadini che risiedono e lavorano nella Provincia di Siracusa. E’ chiaro che una perversa logica di corruzione e clientelismo si sia impadronita della nostra classe dirigente. I risultati di tale nemesi sono sotto l’occhio di tutti. Nessun settore pare immune da un crollo al dir poco verticale. Occupazione. Salute pubblica. Turismo. Infrastrutture. Portualità. Trasporti. Qualità della vita. Agricoltura. Dinamiche economiche. Benessere sociale. L’elenco potrebbe durare all’infinito. Ciò grida scandalo. Tutte queste persone hanno anteposto – lo ripeto – gli interessi di noi tutti ad interessi espressioni di fazioni e consorterie varie. I risultati sono sotto l’occhio di tutti noi. Quando alla fine dell’anno si stilano le classifiche riguardanti la vivibilità di città o di province quella di Siracusa appare sempre agli ultimi posti. La ragione di questa stagnazione è da rinvenire nei diffusi processi di deviazione da una corretta etica e morale pubbliche in essere da anni e che la magistratura, a fatica, sta tentando di porre in evidenza. La realtà – cari lettori e lettrici – è questa. Dove c’è una diffusa corruzione – è il caso di Siracusa e del suo hinterland – la qualità della vita è sicuramente inferiore alle aspettative. Fino a quando la nostra provincia continuerà a tollerare tutto questo? Il che da a pensare sui processi con cui si è costituita la classe dirigente aretusea. L’importante non è stato il merito, ma il far parte di logiche di gruppi che hanno fagocitato di fatto la nostra amata provincia. Quando si parla di classe dirigente si pensa subito a persone provviste di fondamentali etici e morali di sicuro spessore come anche di una preparazione e capacità non usuali. Invece, siamo agli opposti. Nessuna etica. Nessuna morale. Nessuna preparazione. Nessuna capacità. Solo l’asservimento a logiche in netta opposizione agli interessi dei cittadini. Va detto che anche il cittadino non fa la sua bella figura. E’ più suddito che cittadino. Preferisco, in soldoni, avere un amico in quell’ufficio per risolvere un problema piuttosto che rivendicare i miei diritti/doveri di cittadino esemplare. Che classe dirigente di alto livello possiamo avere noi siracusani quando in ampie fasce della popolazione prevalgono comportamenti ed atti che non sono in linea con una vita sociale ordinata e che guarda al bene comune? Riflettiamo tutti su questo dato. Credo che sia davvero venuto il momento di interrogarci sulla recente storia della nostra provincia in quanto è d’uopo bloccare questa progressiva nemesi che sta distruggendo ogni giorno che passa il territorio fisico e sociale del siracusano. Ne va del nostro orgoglio e del nostro futuro. Troppe criticità sono “aperte” per continuare a dormire sonni tranquilli. E’ un momento grave il cui esito non deve essere lo smarrimento della nostra coscienza personale e collettiva, ma di risorgimento collettivo dell’intera comunità aretusea. Siamo noi stessi in gioco.

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