Il Vero e il Falso – Giornalismo, acqua pulita per la gente e porta pace.

Il Vero e il Falso – Giornalismo, acqua pulita per la gente e porta pace.

di Giuseppe Adernò, Presidente Ucsi Catania

CATANIA Per la 52ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha scelto come tema: sintesi e orizzonte di senso, l’espressione del Vangelo di Giovanni «La verità vi farà liberi» esplicitando nel sottotitolo” Fake news e giornalismo di pace”.  Si intreccia così il tema della verità, già presente nel messaggio di Paolo VI “Le comunicazioni sociali al servizio della verità”- (1972) con l’esercizio intelligente della libertà, entrambe protese verso la pace, superando gli ostacoli sempre più emergenti e diffusi delle fake, che intorbidano e avvelenano le acque dell’informazione, seminano malessere, bugie e inganni, ingigantiscono eventi e costruiscono castelli di carta che poi crolleranno, ma il danno e le ferite provocate rimangono incancellabili.  Nella preghiera del giornalista ”custode della notizia” si chiede alla Madonna, invocata con il titolo di “Donna della bella notizia” di aiutare i giornalisti a “ NON vendere mai la propria libertà al calcolo dell’interesse e del potere e di diffondere sempre “acqua pulita alla gente che desidera costruire un mondo migliore”.  Nel testo del messaggio si legge che “L’essere umano, immagine e somiglianza del Creatore, è capace di esprimere e condividere il vero, il buono, il bello. E’ capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi, ma l’uomo, se segue il proprio orgoglioso egoismo, può fare un uso distorto anche della facoltà di comunicare”. Oggi, nel vortice travolgente di comunicazione sempre più veloce e all’interno di un sistema digitale, e telematico, che suscita e alimenta la “frenesia delle notizie nel vortice degli scoop” accade spesso che, invece di seguire la logica di Dio, che descrive il racconto della verità, per la costruzione del bene, assistiamo al fenomeno delle “notizie false”, le cosiddette fake news, costruite ad arte, che provocano disagi e contrasti. Il vero e il falso, la verità e la bugia si oppongono nella motivazione e nella prospettiva finale, tendendo la prima al bene comune e della società, mentre le false notizie, non guardano la persona sono determinate da obiettivi e interessi egoistici e di gruppo. Alla logica della verità che ha una matrice incardinata nel bene “Io sono la via, la verità e la vita” si contrappone la “logica del serpente” ingannatore, “padre della menzogna”, che adopera la strategia del sospetto e della dietrologia, partendo anche da mezze verità. Nell’universo dei social network che si arricchisce ogni giorno di nuovi satelliti: facebook, youtube, instagram, linkedin, twittes snapchat, pinterest, tumbler, flickr, le notizie corrono a ritmi rapidissimi.  In appena 60 secondi, vengono pubblicati 3 milioni di contenuti su Facebook, 430mila tweet, 315mila ricerche su Google, 150 milioni di email e 44 milioni di messaggi su WhatsApp, visualizzati da 2 milioni e 700mila video su YouTube. L’abuso dei messi di comunicazione è un “fenomeno crescente e preoccupante”, come ha dichiarato anche il primo Presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Viene così violato il diritto della collettività ad essere informata in maniera corretta e con la diffusione delle false notizie si arrecano danni a terzi. La parresia etica della verità, come ha detto don Paolo Buttiglieri, al convegno UCSI di Palermo, impone l’esercizio del coraggio di sostenere che ”la verità che è una sola “ ed ha le caratteristiche del bene, del bello, del vero. “Sono perciò lodevoli le iniziative educative che permettono di apprendere come leggere e valutare il contesto comunicativo” e la scuola viene definita come il luogo che aiuta lo studente a crescere, a diventare uomo, persona, cittadino, in essa e per il tramite dello studio delle diverse discipline lo studente “apre i suoi occhi al vero”; la scienza non racconta bugie e la scuola non insegna falsità ma lo guida alla scoperta della dimensione dell’Assoluto e dei Valori. “Educare alla verità significa educare a discernere, a valutare e ponderare i desideri e le inclinazioni che si muovono dentro di noi, per non trovarci privi di bene ‘abboccando’ ad ogni tentazione”. E’ questo un vero atto teologale, che in riferimento ai mass media ai social network, come ha scritto Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per le Comunicazioni  della Santa Sede, esige tre esercizi ineludibili: la conversione, per mettere al centro la persona; la maturità umana, per essere comunicatori dal cuore libero: e la competenza, per vagliare criticamente gli eventi e operare con coscienza in ogni singola circostanza. La continua contaminazione con un linguaggio ingannevole finisce per offuscare l’interiorità della persona, inaridisce la sorgente dell’amore che mette in relazione con gli altri, offusca la trasparenza e la genuinità delle cose buone e belle che ci circondano. Liberazione dalla falsità e ricerca della relazione costituiscono gli ingredienti indispensabili per assicurare ai gesti e alle parole autenticità e affidabilità. Il messaggio del Papa tende a valorizzare un giornalismo di pace, che porta “buone notizie” un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni reboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che diventa epifania del servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che s’impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale.  Come ha detto anche l’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, uno dei presupposti deontologici che caratterizzano la professione del giornalista è la “missione”, essere chiamati, inviati per cercare, raccontare e garantire la verità che ha sempre come centro e finalità la persona, operando con coerenza ed avendo l’orgoglio di non piegarsi a nessuno se non alla verità.   Il messaggio si chiude con la preghiera di San Francesco, che diventa regola di vita e impegno professionale per il cristiano e per il giornalista, sempre pronto a “raccontare la verità, con lo stile sapiente della carità per allargare la casa della speranza”.

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