“Guerra e media: giornalismo al fronte” un corso di formazione promosso e organizzato da Odg e Ucsi Valle d’Aosta

“Guerra e media: giornalismo al fronte” un corso di formazione promosso e organizzato da Odg e Ucsi Valle d’Aosta

AOSTA – “Non era facile incontrarsi su Informazione e Guerra senza essere retorici. Un momento di formazione tra noi giornalisti ascoltando le testimonianze di Lucio Borga e Gianmarco Sicuro sono state di grande efficacia, smontando luoghi comuni e mettendo dentro dati, passione, calore, sul senso di questa professione”. Lo ha detto il presidente nazionale dell’Ucsi Vincenzo Varagona, al termine del corso di formazione sul tema “Guerra e media: giornalismo al fronte” promosso dall’Ordine dei Giornalisti della Valle d’Aosta con la collaborazione dell’Ucsi Valle d’Aosta che si è svolto nel salone delle conferenze del Palazzo Regionale di Aosta. Il corso è stato aperto dai saluti del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Valle d’Aosta Roberto Moranduzzo e della presidente regionale dell’Ucsi Valle d’Aosta Alessandra Ferraro. All’incontro hanno partecipato, oltre al vescovo di Aosta S.E.Mons. Franco Lovignana, tantissimi colleghi e uomini e donne di cultura. Il tema del corso è stato sviluppato dal presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli e del presidente dell’Ucsi Vincenzo Varagona con le testimonianze di Giammarco Sicuro, inviato Rai del Tg2 e il fotoreporter di guerra valdostano Ugo Lucio Borga . L’inviato del Tg2 Sicuso, dopo il suo intervento, ha risposto alle diverse domande: Come nasce una missione di guerra? Come si prepara un inviato? Domande intense ed attese dall’ampio uditorio di giornalisti in un gremito ed attento. ““Fronte è ovunque e sempre” – così il fotoreporter di guerra valdostano Ugo Lucio Borga, cui fa eco la voce di Giammarco Sicuro, inviato Rai del Tg2. “Occorrono mesi di progettazione per capire lo scenario – ha detto Gianmarco Sicuro – studiare la situazione. Ogni missione di guerra dipende dalla latitudine e dalla longitudine: Ucraina non è Afghanistan”. Un ascolto che inchioda alle poltrone parola dopo parola perchè vero e vivo: “Gestione di sé in caso di sequestro, fragilità dell’operatore, umanità che incontro, aver paura tiene svegli e coscienti”. Temi nuovi che scendono dal palco, arrivano e fanno breccia.
Fare giornalismo al fronte significa entrare in relazione profonda con sé stessi, significa misurarsi col proprio intuito per tentare “di portare a casa la pelle”, esprimendo il sacro fuoco del giornalismo, come detto da Sicuro “Senza urlare, senza spingersi troppo sul sensazionalismo ma raccontando ciò che vivono le persone in quei contesti, imparando ad esprimere empatia”.

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