COME STAI?

COME STAI?

Rieccoci!

Come stai? Domanda banale, a volte scontata, e spesso sottovalutata tant’è che molte volte la si evita.

Sì, la si evita dando per scontato che la risposta sia: “tutto ok, grazie” oppure “bene bene”.

Mi domando e ti ti domando: quante volte ci siamo interrogati su cosa possa nascondersi dietro a quel Tutto Ok? Nessuna se non in rarissime circostanze.

E non lo facciamo perché siamo sempre di corsa, siamo sempre connessi, siamo sempre distratti, siamo presi dal nostro ego. A volte per rabbia, altre per invidia, altre ancora per cattiveria.

Come se tutto ruotasse intorno al nostro Io. Così da essere diventati (eccezioni escluse!) presuntuosi, egoisti, narcisi,  indifferenti e cinici. Negli ultimi due anni, abbiamo dato la colpa al covid19, e continuiamo a farlo. Ovvio, la pandemia avrà le sue responsabilità (che non vanno, assolutamente, sottovalutate!) ma noi, essere umani appartenenti ad ogni generazione, pare proprio ne volevamo una scusa.

Una scusa per fregarcene del prossimo, e quando parlo “del prossimo” non mi riferisco, a chi è più bisognoso di noi come siamo soliti dire. No, quando parlo di prossimo intendo tuo fratello/sorella, il tuo fidanzato/a, tua moglie/marito e via dicendo.

Not Moral, anzi. Però badaci un attimo, alla stessa maniera in cui ho fatto io in questi lunghi 15 giorni  in cui sono rimasta un po’ con me stessa a riflettere su alcune cose. Ah beh, ho avuto i miei motivi per farlo. E conoscendomi, così come, forse, anche tu che mi leggi, sono stati, anzi sono motivi importanti. Piuttosto direi è motivo (su’ per una volta non badare alla forma italiana!).

Non mi sono mai nascosta, ho provato a proteggermi, ma quando non ci riesci più…crollano anche ad una come me le corazze da forte.

E’ successo proprio così.  E’ successo che mi sono trovata ad abbracciarmi da sola tra le lacrime spontanee che non riuscivo a controllare. Sono solita dire che, alcune volte, non esiste un perchè…

ma esiste un come stai?, che forse avrebbe potuto attenuare i momenti di sconforto. Invece, a volte solo scuse inutili. Come quelle com le quali siamo soliti preferire un messaggio audio su WhatsApp piuttosto che una telefonata; una videochiamata piuttosto che 5′, o anche meno, per vedersi e guardarsi negli occhi, rimanendo anche in silenzio.

Sì a dirlo sono io che, da sempre, sono una sostenitrice dei social ma, la vita non si vive sui social. Almeno per me è così. Anche al cospetto dei 19mila followers (che non aspettano altro che un post sulle mie tette. Ma sì, c’è anche chi si accontenta di poco!)

Dico così perchè la mia gente, le mie persone del cuore mi “seguono” e seguirebbero indipendentemente da tutto e tutti. E lo fanno con un pizzico di sana curiosità e di sana follia.

Ci sono, poi, realtà social, aldilà dei profili dediti esclusivamente ad esaltare quel famoso e sopracitato  ego personale, che meritano davvero di essere seguiti con interessi perchè riescono a fare community in modo piacevole sostenendo cause reali, vicine alla gente, tanto da essere capaci di abbattere barriere di ogni genere e tipo.

Ed anche in questi caso (rispettando le idee altrui!), basterebbe provare, sottolineo, provare, a scrollarci da dosso  fissazioni, chiacchiere, stereotipi che se riflettiamo, anche solo un secondo, lasciano il tempo che trovano.

Ecco che il  “not moral”,  un politicamente scorretto potrebbe diventare un politicamente corretto. Ecco che, forse, ci scapperebbe anche uno spontaneo: Come stai?

 

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